Sabato 29 marzo 5,9 milioni di zimbabwiani si recheranno alle urne per eleggere uno dei tre candidati che concorrono alla carica di presidente: Robert Mugabe, dello Zanu PF, Morgan Tsvangirai leader del MDC e Simba Magoni, ex ministro delle finanze e dissidente del partito Zanu-PF.
Robert Mugabe, attuale presidente e Padre-Padrone dello Zimbabwe che governa ininterrottamente dal 1980, ha già avvertito che non ci saranno violenze come in Kenia “disponiamo di sufficienti forze di sicurezza per fermare qualsiasi protesta”. Mugabe, con un passato di rivoluzionario che aveva affascinato e conquistato l’opinione pubblica africana e non solo, si è via via trasformato nel Presidente-Padrone portando lo Zimbabwe alla catastrofe sociale ed economica attuale con l’inflazione al 100.000%, e la caduta di tutti i principali indicatori di sviluppo umano.
Lo Zimbabwe, una volta considerato il granaio dell’Africa australe, a causa di una politica di riforma agraria miope basata solo sull’esproprio delle oltre 4 mila azienda agricole dei farmer bianchi, si è risolta con il progressivo impoverimento del paese e con l’incapacità di far fronte ai bisogni primari dei suoi abitanti.
Nonostante questi risultati Robert Mugabe viene ancora candidato a queste elezioni presidenziali il cui esito è incerto nonostante la durissima repressione della polizia e dei gruppi armati organizzati dallo Zanu PF. L’opposizione guidata da Morgan Tsvangirai, del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), spera sulla volontà e disperazione del popolo ridotto alla fame dalle politiche di Mugabe. Non sarà facile anche perché i brogli elettorali, già presenti nelle elezioni precedenti, potranno influenzare , a favore di Mugabe i risultati elettorali, mentre l’apparato repressivo è già al lavoro per evitare la sconfitta del Presidente- Padrone.