Stiamo ormai impiegando, a livello globale, la capacità biologica di 1,4 pianeti. Di queste questioni la politica e l’economia non ne parlano. Si preoccupano della crescita zero, del calo dei consumi e su come rilanciarli, del prezzo del petrolio e dei sconquassi della finanza globalizzata (da loro stessi creata), che ha messo in crisi le fondamenta del libero mercato e della globalizzazione intesa come luogo da sfruttare e piegare al volere dei pochi.
L’occidente è giunto al capolinea non può continuare ad imporre modelli di sviluppo basati su stili di vita insostenibili, su consumi crescenti e sul benessere di pochi a scapito delle povertà dei molti.
Questo modello di vita è ormai indifendibile, culturalmente destinato a morire, incapace com’è di rinnovarsi guardando al bene comune.
Se tutti dovessimo adottare gli stili di vita degli Stati Uniti, avremmo bisogno di 5,4 pianeti terra. “Solo” 2,2 se si utilizzasse il modello italiano.
Gli studi e i calcoli collegati all’Impronta Ecologica dicono che da adesso fino alla fine dell’anno noi attingeremo dalle nostre riserve ecologiche, chiedendo un prestito al futuro. Una politica attenta al bene comune, al futuro e al benessere dovrebbe, su queste cose, farsi interprete e fronteggiare i problemi del sovraccarico ecologico che si manifesta con il cambiamento climatico, la riduzione delle foreste, la crisi alimentare, la diminuzione della biodiversità.
Cominciare a lavorare per il superamento del modello di consumo e di sviluppo basato sullo sfruttamento delle risorse e sul sostegno di consumi spesso inutili e dannosi alla vita umana. Affrontare il tema delle “decrescita” e favorire una nuova convivialità sociale basata sul rispetto e sulla tolleranza.
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