Volontariato di Trieste in Via San Francesco 2, si terrà il secondo incontro di
“L’INFORMAZIONE PER L’AFRIKA CHE NON SAI”. Sarà proiettato COME UN UOMO SULLA
TERRA, film che documenta le brutali modalità con cui la polizia libica
controlla i flussi migratori dall’Africa Sub – sahariana, su richiesta e grazie
ai finanziamenti di Italia ed Europa.
Seguirà un dibattito con la
partecipazione di Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di
solidarietà (ICS) di Trieste.
L’evento è promosso da Time for Africa e Senza
Confini Brez Meja.
Nei telegiornali vediamo le immagini di Lampedusa, apprendiamo
le notizie dei barconi che vi approdano e di quelli che affondano al largo
della Sicilia. Ma cosa c’è prima di Lampedusa? Cosa succede in Libia, paese
incaricato da Italia ed Europa di controllare i flussi migratori, benché non
riconosca i diritti umani fondamentali come quello d’asilo? Le risposte sono
ampiamente documentate dalle voci dei migranti raccolte in "Come un
uomo sulla terra", film di Andrea Segre e Dagmawi Yimer, in collaborazione con
Riccardo Biadene (prodotto dalle associazioni Asinitas e ZaLab, patrocinato
dalla sezione italiana di Amnesty International).
Il quadro è, come scrivono
gli autori, quello di una «realtà dolorosa e vergognosa che pochissimi politici
e giornalisti hanno avuto sino a oggi il coraggio di indagare e denunciare». Il tratto per mare è solo l’ultimo di un disperato viaggio
che, per molte persone, può durare anche qualche anno. Dopo migliaia di
chilometri nel deserto a bordo di camion stracarichi in condizioni umilianti, senza acqua né cibo a sufficienza, i migranti vengono bloccati
dalla polizia libica, deportati e detenuti senza processo in prigioni
sovraffollate,dove diventano
vittime di torture e stupri.
Da qui, alcuni vengono rispediti nei paesi di
origine o abbandonati al confine meridionale, in mezzo al deserto. Altri,
coloro che possono permettersi di pagare, vengono messi in contatto con dei
passeur e rivenduti ai trafficanti per essere riportati a Tripoli o Bengasi,
dove spesso finiscono ancora una volta nei centri di detenzione. Chi non muore
di stenti e violenze, riesce a racimolare il denaro necessario per
l’attraversata, tra i 1500 e i 3 mila dollari, e scampare alle retate della
polizia, finalmente sale a bordo di una carretta e salpa con la speranza sul
volto.
Nonostante le atrocità documentate
da questo film, un appello che oggi ha raggiunto le 5 mila firme, le denunce e
le raccomandazioni di varie organizzazioni, tra cui Amnesty International,
diffuse e rese note alle istituzioni competenti; nonostante la petizione
lanciata dagli autori e dai produttori del documentario affinché si apra una
missione d’inchiesta europea sulla polizia libica; nonostante un’interrogazione
parlamentare e una discussione al Senato, l‘Italia continua a chiedere alla
Libia di controllare i flussi migratori dall’Africa. Ricordiamo che il 5
febbraio scorso, il Senato ha autorizzato la ratifica del Trattato di amicizia
e cooperazione Italia – Libia.
Intanto, arresti arbitrari, torture e deportazioni di massa vanno avanti,
“lontano dagli occhi, lontano dal cuore"