
Dopo tre settimane di proteste guidate soprattutto dalla giovane Generazione Z, stanca della corruzione e delle condizioni di vita precarie, il presidente del Madagascar, Andy Rajoelina, è stato costretto a fuggire dal paese. Il Madagascar, paese agricolo con una popolazione in forte crescita e servizi urbani deteriorati, è tra i più poveri al mondo.
Le manifestazioni, iniziate a settembre ad Antananarivo con il movimento “Leo Délestage” (Stufi delle interruzioni di corrente), hanno denunciato non solo i frequenti blackout e la carenza d’acqua, ma anche la corruzione e la povertà estrema. Nonostante la loro natura pacifica, la risposta delle autorità è stata la repressione violenta, causando varie vittime. La situazione è degenerata con atti di vandalismo e ulteriori morti, finché l’esercito, ormai esausto e riluttante a continuare la repressione, ha smesso di sparare. Di fronte all’instabilità e al crescente malcontento, Rajoelina è stato evacuato dalla Francia, che lo ha accolto come cittadino francese, status ottenuto nel 2014 in modo controverso. Il suo esilio avviene proprio mentre Macron decide di graziare due ex militari francesi condannati in Madagascar per un presunto tentativo di colpo di stato. Questo segna la fine della presidenza di Rajoelina, caratterizzata da scelte discutibili, negazionismo durante la pandemia e un progressivo impoverimento del paese. Il suo allontanamento avviene grazie all’undicesimo colpo di stato militare compiuto in Africa dal 2019, confermando come il cambio di leadership non garantisca necessariamente miglioramenti per il paese.