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Bambini, non soldati

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La Campagna  #Children not Soldiers  è una campagna promossa dalle Nazioni Unite che mira, entro il 2016, a prevenire e porre fine al reclutamento e impiego dei bambini nei conflitti armati.  La campagna coordinata da Leila Zerrougui, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini nei conflitti armati, e l’UNICEF, vuole galvanizzare e coinvolgere governi e società civile per fermare l’uso dei bambini soldato nei conflitti armati da parte degli adulti impegnati sui vari fronti di guerra : Afghanistan , Ciad , Repubblica Democratica del Congo , Myanmar , Sudan , Sud Sudan, la Somalia e lo Yemen .

Il giorno 8 settembre, a sei mesi dall’inizio della campagna “Bambini, non soldati” Leila Zerrougui, nel presentare  al Consiglio di Sicurezza il suo ultimo rapporto sulla situazione dei bambini nei conflitti armati ha dichiarato: “Sono inorridita  dal totale disprezzo per la vita umana dimostrato dai gruppi estremisti armati, come lo Stato Islamico e Boko Haram” Proseguendo “La moltiplicazione delle crisi che colpiscono i bambini dall’inizio del 2014 sta creando delle sfide senza precedenti che mettono in secondo piano i progressi fatti finora per proteggerli dagli effetti della guerra”

Secondo il monitoraggio delle Nazioni Unite  fino a 700 bambini sono stati uccisi o mutilati in Iraq dall’inizio dell’anno, anche in esecuzioni sommarie. Nel frattempo, Boko Haram ha attaccato scuole causando la morte di almeno 100 studenti e 70 insegnanti nel 2013. Oltre 200 ragazze rapite da Boko Haram nel mese di aprile sono ancora disperse, mentre il gruppo armato continua ad attaccare e rapire altri bambini.

“A Gaza, oltre 500 bambini sono stati uccisi e più di 1.300 feriti” ha detto Zerrougui chiedendo un’indagine approfondita sull’impatto che la guerra di quest’anno ha avuto sui bambini. Migliaia di famiglie sfollate vivono ancora nelle scuole e per i bambini di Gaza l’accesso all’istruzione rimarrà limitato. Almeno 244 scuole sono state danneggiate o distrutte dalle Forze armate israeliane durante i recenti combattimenti. L’instabilità e le crescenti tensioni in Libia, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Mali e Sud Sudan continuano a minacciare i bambini.

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“Una pace duratura non potrà mai essere raggiunta senza dare ai bambini i mezzi, le competenze e l’istruzione per ricostruire società e istituzioni lacerate da conflitti armati” ha detto Zerrougui, sottolineando che occorre fare di più per includere negli accordi di pace disposizioni speciali per i bambini colpiti dai conflitti. (R.P.)

 

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