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L’AIDS in Mozambico, come in altri paesi africani, rappresenta un dramma. Ogni giorno circa 500 persone vengono infette, il 16,2% dei 19 milioni di abitanti del Mozambico sono HIV-positivi. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, di informazione di prevenzione l’AIDS continua a mietere vittime incrementando anche il numero dei bambini orfani. Gli antiretrovirali, che  si sono dimostrati molto efficaci nel trattamento delle persone con AIDS, non sono disponibili per tutti. Allo stato attuale si cerca di lavorare molto sulla prevenzione puntando praticamente solo sul preservativo e questo, puntualmente, crea di tanto in tanto delle polemiche come quella sollevata qualche giorno fa  dal leader  della Chiesa Cattolica in Mozambico. Il Vescovo di Maputo ha dichiarato alla BBC che alcuni dei medicinali antiretrovirali fossero “infetti” allo scopo di “far estinguere presto il popolo africano”. Questa presa di posizione ha rinfocolato le polemiche e il confronto/scontro sull’uso del preservativo quale unico metodo sicuro per proteggere  dall’AIDS. Mentre la Chiesa Cattolica  ribatte che è l’astensione, non i preservativi, il modo migliore per combattere l’HIV/AIDS.

Vogliono far fuori il popolo africano. E’ quello che stanno progettando. Vogliono colonizzarci ancora oggi. Se il popolo africano non si renderà conto di questo, si estinguerà nel giro di un secolo. Il Vescovo di Maputo rilancia, con queste dure parole, la necessità di  cambiare l’approccio nel contrastare l’HIV/AIDS: matrimonio, fedeltà alle proprie mogli e che i giovani si astengano dai rapporti sessuali. Questo è necessario fare per  evitare che la malattia estingua velocemente il popolo mozambicano.

Queste dichiarazioni hanno suscitato un vespaio e una polemica ancora in corso. E’ evidente lo scontro sui metodi e sugli approcci per il contrasto al dilagare costante e continuo dell’HIV/AIDS.

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