Sabato 29 marzo  a Parma c/o Missionari Saveriani, Viale S. Martino 8 il tradizionale convegno di Chiama l’Africa per la presentazione del progetto:  Africa.  Ci sto anch’io! Ascoltarsi, programmare, camminare, costruire….insieme.
Presentazione
Oggi l’Africa sta attraversando un periodo controverso che, come tutto ciò che si muove nella storia, ha facce e volti diversi. E’ l’Africa che ha pianto Nelson Mandela, proponendo al mondo la figura di un uomo eccezionale che è stato capace, anche dopo 27 anni di carcere, di ricostruire il suo paese, riconciliando gruppi e storie che da sempre si erano combattuti, con la capacità e la fantasia di immettere nella politica anche la categoria del perdono. E’ l’Africa della società civile del Kivu, che nonostante tanti anni di guerra, cerca incessantemente le vie della pace. Danzando e cantando quando essa si avvicina. Soffrendo e piangendo quando è costretta a fuggire sotto l’incalzare delle armi. E’ l’Africa di Mons. Christophe_Munzihirwa. Vescovo di Bukavu, che ha donato la vita per la sua gente. E con lui dei tanti martiri che hanno costellato e continuano a costellare la vita della società e della chiesa. E’ l’Africa delle donne che continuano incessantemente a rinnovare il miracolo della vita e ad essere, con la loro quotidianità , operatrici di pace. E’ l’Africa che, nonostante le involuzioni, nelle rivoluzioni in Tunisia, in Egitto, in Libia, ha manifestato la sete di dignità della sua gente, soprattutto dei giovani e delle donne. Una primavera che oggi sembra aver lasciato spazio all’autunno e all’inverno. Ma i semi di quelle rivoluzioni non sono certo morti e sono pronti a rinascere al primo raggio di sole.
Ma è anche l’Africa delle ingiustizie. Delle guerre. Si pensi alla Repubblica Centroafricana e al Sud Sudan. L’Africa dove ancora ci sono bambini soldato. L’Africa dove stanno, forse per la prima volta, facendo breccia anche fenomeni di fanatismo e integralismo portatori di terrorismo. Come dimostrano le convulsioni della Nigeria o gli eventi tragici di Nairobi. L’Africa dei dittatori, come Issayas Afewerki, in Eritrea. O dei presidenti a vita, come Mugabe, in Zimbabwe, Museveni in Uganda, Biya in Camerun o Compaoré in Burkina Faso.
Nello stesso tempo è l’Africa da cui tanti, soprattutto giovani, partono rischiando tutto, per trovare l’approdo di una vita possibile e umana. Attraversando il deserto e imbarcandosi sulle carrette che solcano il mediterraneo. L’Africa che ha sepolto tante sue figlie e tanti suoi figli nelle sabbie del Sahara e nelle acque del Mediterraneo. E tutto questo proprio a partire dal continente in cui è nata e si è diffusa la vita umana.
Il programma