Via Romeo Battistig, 48 - Udine (UD)

50 anni di decolonizzazione aficana

Recentemente ho avuto modo di ascoltare Il grande filosofo africano camerunese Fabien Eboussi, che a proposito dei 50 anni dalla decolonizzazione africana poneva la questione e la necessità di “negoziare” , un nuovo ordine umano. E’ tempo, continuava, che siano gli africani a “conquistare” la loro Africa, mettendo a frutto il valore del loro ricchissimo patrimonio umano. Da questo punto di vita il processo di decolonizzazione non è ancora del tutto compiuto.

Certo dal 1960, con la prima indipendenza del Camerun fino all’ultima dello Zimbabwe avvenuta nel 1980, tutti i 53 stati africani si sono affrancati dal colonialismo ma, forse, non così indipendenti e sovrani condizionati come sono dalle politiche del Fondo Monetario, dalla Banca Mondiale e dalla globalizzazione finanziaria dell’economia mondiale. Le Indipendenze sono state il risultato di un lungo processo di lotte, anche cruenti, perché i sogni di libertà non si possono contenere quando la popolazione è resa schiava o sottomessa. Quella libertà promessa dai grandi leader che hanno fatto la storia recente africana : Kwane N’Krumah del Ghana; Thomas Sankara, Patrice Lumumba la leggenda congolese; Leopold Sedar Senghor, il poeta presidente del Senegal; il maestro Julius Nyerere della Tanzania figure leggendarie che hanno costruito l’idea del panafricanismo immaginando già allora gli Stati Uniti d’Africa.

Una libertà da consolidare con istituzioni capaci di favorire i processi di sviluppo umano per dare la possibilità a tutti di accedere all’educazione, alla sanità di accrescere l’essere umano. Certo ogni Stato africano ha avuto un suo percorso, una sua storia. Molti dei padri fondatori sono stati uccisi, altri hanno passato il potere, molti si sono trasformati in dittatori e despoti. Per questo oggi si parla di un secondo Rinascimento africano: dall’emancipazione alla piena sovranità.

E’ questa la sfida delle nuove generazioni di intellettuali, politici, manager, artisti e dei tanti protagonisti della vivace società civile africana. La ricerca di un nuovo “pensiero indipendente africano” che sappia, come ricordava Eboussi, mettere a frutto il patrimonio umano dell’Africa per inventare il futuro costruire una nuova prospettiva di “sviluppo” una nuova cultura in grado di superare la crisi perpetua del capitalismo neo coloniale. L’Africa e gli africani si stanno muovendo in questa direzione rafforzando le istituzioni sovranazionali come l’Unione Africana che nell’ultimo summit in Uganda ha mandato un messaggio molto chiaro all’occidente: “L’Africa può fare a meno degli aiuti delle nazioni occidentali e della banca mondiale. Per lo sviluppo e l’integrazione dell’Africa siamo stati per troppo tempo dipendenti del mondo occidentale non possiamo continuare così”.

Questa è la sfida del Continente di cui il ricco occidente ha ancora bisogno per alimentare le sue economie. Per questo sono necessarie relazioni di reciprocità che favoriscano il consolidamento delle economie locali africane che oggi si alimentano più con le rimesse degli emigranti piuttosto che con gli “aiuti” dell’occidente. Ecco gli immigrati, la diaspora africana nel mondo, patrimonio e ricchezza d’Africa che può contribuire a “negoziare” quel nuovo ordine umano per sostenere il nuovo rinascimento del continente africano.

Assieme a loro sabato 25 e domenica 26 a Udine, al Parco Ardito Desio dei Rizzi ci troveremo per discutere delle indipendenze africane, per festeggiare assieme questa ricorrenza. Una due giorni di convivio interculturale con dibattiti, giochi, sfilate di moda, musica danza. Un modo per migliorare la conoscenza reciproca.

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