Il 21 marzo 1960 di sessantaquattro anni fà, il Pan -Africanist Congress (PAC), un gruppo scissionista dell’African National Congress (ANC) creato nel 1959, organizzò a Sharpeville, una township con circa 26 mila abitanti neri, della più grande città di Vereeniging, a sud di Johannesburg , una manifestazione nazionale per l’abolizione delle leggi sui lasciapassare del Sud Africa che imponeva, ai cittadini neri, di esibire uno speciale permesso se fossero stati fermati dalla polizia in un’area riservata ai bianchi.
Le cifre ufficiali parlano di 69 morti e circa 200 feriti, “falciati” dalla polizia che ha sparato su una folla di circa 5.000 manifestanti disarmati. Le prove disponibili sembrano smentire le teorie secondo cui la sparatoria iniziata era premeditata, ma la portata e le modalità dell’omicidio furono comunque orribili. I medici che hanno curato i caduti hanno riferito che almeno il 70% dei pazienti è stato colpito alla schiena e molte delle vittime erano donne e bambini. In seguito al massacro, il governo affrontò l’indignazione diffusa tra i neri sudafricani con ulteriori repressioni nei confronti del movimento di resistenza, e il conflitto entrò in una nuova era, ancora più polarizzata.
Dopo gli omicidi perpetrati lì, Sharpeville ha portato l’apartheid nella coscienza internazionale e ha galvanizzato i manifestanti sia in Sud Africa che all’estero. Significativamente, la comunità internazionale non poteva più ignorare l’invasione del regime dell’apartheid sulle libertà della popolazione nera del Sud Africa, innescando varie campagne anti-apartheid in tutto il mondo.