Ciò che più sconcerta è che in Italia, ma non solo, si è smesso di fare informazione e prevenzione. Quasi che la pandemia dell’AIDS sia qualcosa che riguarda, ancora una volta, i paesi poveri e tra questi l’Africa.
Ora è vero che in Africa la situazione è drammatica, ma questo non dovrebbe impedire una costante e corretta sensibilizzazione e prevenzione a partire dalle scuole. Già le scuole: chissà che fine ha fatto Lupo Alberto, con chi e da chi è stato sostituito?
I risultati fin qui conseguiti dalla ricerca non fanno ben sperare, per lo meno a breve periodo. Per queste ragioni la prevenzione e l’accesso universale alle cure antiretrovirali rimangono le uniche strade da percorrere per evitare il diffondersi dei contagi e per dare alle persone sieropositive la possibilità di potersi curare ed invertire la curva di infezione.
Ci vorrebbero più risorse per la ricerca, una modifica alle regole internazionali sui brevetti, per favorire lo sviluppo di farmaci generici di qualità che, grazie a Paesi come l’India, Cina, Brasile, consentirebbe di abbattere i costi delle terapie antiretrovirali. Servirebbero 42 miliardi di dollari per poter invertire la curva di infezione, ma questa strada sembra in salita soprattutto oggi di fronte alla crisi finanziaria globale.
Forse la Commissione Europea questa volta ha visto giusto con il piano strategico,in corso di elaborazione, per il trasferimento di tecnologie farmaceutiche verso il Sud del mondo e per un rafforzamento delle capacità di ricerca e sviluppo in materia di malattie connesse alla povertà, malattie tropicali e malattie trascurate.
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